Prescrizione degli illeciti 231: la cassazione conferma l’orientamento esistente

La recente sentenza della Suprema Corte (n. 25764/2023) ha affrontato nuovamente la tematica della presunta irragionevolezza della disciplina della prescrizione prevista per gli illeciti commessi dall’ente-imputato rispetto a quella prevista per gli imputati-persone fisiche, confermando la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa sul punto. 

In particolare, la sentenza: 

  • ha valorizzato la diversa natura dell’illecito che determina la responsabilità dell’ente (cd. “tertium genus”) e l’impossibilità di ricondurla integralmente a quella dell’illecito penale, sebbene la responsabilità ex D.Lgs 231/2001 sia accertata proprio nel processo penale; 
  • ha sottolineato come tale normativa non contrasti comunque con il principio di ragionevole durata del processo evidenziando i peculiari regimi della disciplina della prescrizione per gli enti. 

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Dunque, anche in questo caso la Cassazione ha aderito a precedenti già consolidati sul punto, sottolineando in sostanza come i meccanismi che presidiano il processo a carico delle società siano allineati ai dettami costituzionali.

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