In vigore il Digital Markets Act (DMA): cosa cambierà per le Big Tech?

Il primo novembre è entrato in vigore il “Digital Markets Act” (DMA), la nuova legge sui mercati digitali che stabilisce nuovi obblighi per le grandi piattaforme online che agiscono come gatekeeper, cioè per le piattaforme che occupano una posizione dominante sul mercato digitale, controllandone l’accesso (marketplace e app store; motori di ricerca; servizi di social network; servizi di cloud computing; etc.).

I requisiti per individuare i “gatekeeper” sono i seguenti: fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’UE negli ultimi tre anni, capitalizzazione media o valore equo di mercato equivalente di 75 miliardi di euro, oltre 45 milioni di utenti finali attivi mensili, almeno 10.000 utenti commerciali stabiliti nell’Unione; fornitura del servizio di piattaforma di base in almeno tre Stati membri.

La finalità del DMA, in particolare, è quella di garantire la contendibilità e l’equità per i mercati nel settore digitale, in particolare, imponendo ai “guardiani” del mercato di rendere i propri servizi interoperabili per i terzi, prevedendo maggiori garanzie di trasparenza e di accessibilità ai servizi e ai dati per gli utenti e vietando le pratiche sleali. Le disposizioni del DMA diventeranno applicabili a partire dal 2 maggio 2023. Entro il 3 luglio 2023, i potenziali “gatekeeper” dovranno notificare alla Commissione UE se i servizi della loro piattaforma principale raggiungono le soglie stabilite.

Al riguardo, è interessante notare come, da un lato, dalle disposizioni del DMA si evinca chiaramente l’intento del Legislatore europeo di circoscrivere il potere delle Big Tech sul mercato digitale e, dall’altro, per quanto attiene l’enforcement, come Bruxelles abbia conferito alla Commissione il ruolo di responsabile dell’applicazione delle norme, in stretta collaborazione con le autorità degli Stati membri.

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